buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore
non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita"
("Veglia" di Giuseppe Ungaretti)
Una notte trascorsa accanto ad un compagno morto, al fronte, durante la guerra.
Verosimilmente ogni persona si arrenderebbe all'unico futuro in quel momento auspicabile: la morte.
Tuttavia la reazione del poeta è una ribellione contro questo destino; questa condizione suscita ancora di più in Ungaretti l'attaccamento alla vita, non solo alla propria, ma alla vita intesa come bene comune, come diritto inalienabile.
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